Centro Studi Milano '900 - Centro di ricerca ermeneutico scientifica dedicato all'arte Milanese del XX Secolo

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24 aprile 2022

Mostra

 

Reliquie in viaggio

Post-umanità, alla scoperta del Vello d’oro

C’era una volta la Biennale…o meglio, c’era una Biennale confezionata come un pacco regalo per il palato delicato dei commensali dell’arte, attenti a ogni presenza di allergene non segnalata. La ricetta: rigorosamente nazionale, con porzioni ridotte per non creare sazietà indesiderata, servite su piatti scintillanti delle bandiere d’appartenenza, accompagnati da menù rigorosamente in lingua del solo paese d’origine, ma illustrati.
All’epoca - erano i primi anni ’80 - un affermato curatore titolava sulle pagine del Globo: “Come allestire una mostra di successo”, illustrando il meccanismo che gli avrebbe permesso di assecondare felicemente le regole del mercato della grande kermesse, all’insegna del più ampio plauso di critica e pubblico, fino a fondare un vero e proprio «movimento», vedendo le opere esposte solo il giorno dell'inaugurazione, come un qualsiasi visitatore.
I fili del sistema erano retti allora da pochi, potenti mercanti disincantati e molto diffidenti, che avrebbero imposto nomi e correnti, con una corsa ai quattrocento colpi fino all'inaugurazione, quando al nostro curatore restava un solo atroce dubbio: per la vernice lino stazzonato, o Levis con cravatta vintage? Risolto all’ultimo tale interrogativo, «egli era ormai pronto per visitare ex novo la sua mostra; da cui avrebbe tratto godibili sorprese, mascherate delusioni, e gloria biennale».
A quarant’anni di distanza - una generazione dei nostri giorni, in Occidente – sotto l’aerea volta di Palazzo Donà dalle Rose sembra passata un’eternità. E in effetti, fuori dal tempo, s’inaugura un banchetto degli dei, a cui si sono dati appuntamento 10 artisti che, ancora nascosti dal velo delle Muse, stanno per dare vita a una nuova teogonia.
In un momento storico in cui le frontiere sono diventate le mura domestiche, l’arte senza confini di lingua e di tempo di Rosa Mundi viene versata da Ebe, svelando un mondo in sezione aurea, di nettare e ambrosia, che profuma di speranza, mentre trasforma le teorie astronomiche di Eratostene in forme e colori volti a orientare la navigazione di un’umanità rinata.
Nell’epoca delle politiche che ridisegnano confini e stabiliscono nuove mappe attraversate dal filo spinato, le carte nautiche di Concetta de Pasquale disegnano salse rotte che, mentre Ganimede mesce idromele, sfuggono al canto delle sirene, per ritrovare l’approdo antico di Itaca.
In un mondo che vive dell’incertezza del presente, la serie di Fibonacci, segnala Giorgio Piccaia, ci ricorda che dopo ogni numero ne segue un altro, in ritmi e cadenze musicali; su cui danza Tersicore, e di cui s’imbeve la certezza cartesiana del domani.
Il padiglione della Repubblica di San Marino, mutato il caleidoscopio sulle più promettenti ricerche artistiche contemporanee in telescopio marino, permette infine alla nave dei ricomparsi Argonauti di approdare nella Laguna. E da qui, grazie alla metamorfosi che trasforma i sogni in miti, e i velli d’oro in reliquie di corpi guariti, risalire le vie dei Quattro fiumi.
 



testi: redazione